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Scrivi un commento al testo di Teresa Milioto
mi rincresce vedere il cielo

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immagine di Raffaele Boni

 

 

- mi rincresce vedere il cielo

o attirarti a me vuoto di memoria

 come fossi terra tra gli spini -

scoppi dottrinali stilliamo 

d’antica traccia le pene

chiudiamo gli occhi a scatto 

come a rinascere urna

per morire cenere in volo.

ovunque mi poso pulviscolo di foglia 

malata d’amore di confine 

e ammalio il possibile

con un leggero peso d’impossibile

 

<< si è soli, fratelli silenziosi. si è soli

io contavo i mattoni alle vecchie case

per andare a scuola

e di quella piccola via attraversavo

le paure di un cane in museruola.

lasciavo i verdi del non sapere 

e le mie mani bianche puntuali ancora

le mie spalle piccine all’inizio di ogni cosa

i miei libri di lettura

il quaderno a righe, le penne profumate, 

le domande ghermite, i miei nuovi baci >>

 

- mi rincresce vedere il cielo

o attirarti a me vuoto di memoria

 come fossi terra tra gli spini -

si è soli a cosa

se apparteniamo ogni giorno 

a quel qualcosa che muore fra i capelli.

si è soli, fratelli di rammendi scuciti 

innamorando l’idea dell’infinito

finiamo soli e soli ci troviamo.

 

 Giovanni Baldaccini - 13/01/2014 22:21:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

Una poesia stupenda, Teresa cara, talmente da rendere quasi desiderabile la solitudine che canti e che comunque, mi permetto di dire, in questo caso non è davvero tale: tu sei terribilmente con te.
Un caro saluto.

 Teresa - 13/01/2014 21:58:00 [ leggi altri commenti di Teresa » ]

che delizia leggere i vostri commenti, quasi come scrivere una poesia :))
Franca, Leonora grazie.

 Leonora Lusin - 13/01/2014 21:29:00 [ leggi altri commenti di Leonora Lusin » ]

Cara Teresa è una poesia stupenda, creata da un unico soffio contiene il mistero della solitudine e ce lo porge intero senza reticenza alcuna. Un saluto.

 Franca Alaimo - 13/01/2014 18:08:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Ogni poeta canta la solitudine. L’ha cantato magistralmente Quasimodo in pochi versi. Ed adesso, estesamente ed intensamente tu, cominciando dall’infanzia ( e in questo risiede la grande originalità del tuo testo, che sfata un logoro topos dell’infanzia come età che sconosce questo sentimento) perché l’infanzia è un’isola in mezzo al mondo degli adulti, uno smarrimento onirico, felice, forse, perché pieno d’immaginazione, ma sempre colmo di tutte le solitudini possibili: ogni bambino sa la solitudine della strada, del cane, dei cespugli verdi quando li vede. La vita ruota tutta attorno a questa condizione, sigillando in un cerchio inizio e fine. E’ una delle più belle poesie lette ultimamente su questa rubrica.

 Teresa - 11/01/2014 12:08:00 [ leggi altri commenti di Teresa » ]

Lorenzo,Vlad grazie grazie ...un saluto

 Vlad - 11/01/2014 01:42:00 [ leggi altri commenti di Vlad » ]

si è soli, estremamente cara.
e le moltitudini amplificano le falle del finito eterno, con gli occhi a scatto che non ricuciono il cielo.
ancora splendida.
non starei qui dentro, non scrivessi tu.

 Lorenzo Mullon - 10/01/2014 20:00:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Ritorniamo tutti al chiarore della nebbia, come la profondità che ogni giorno cresce tra i capelli

 Teresa - 10/01/2014 18:25:00 [ leggi altri commenti di Teresa » ]

Cristina, Nando
sapete quanto mi rendano forte i vostri commenti e vi ringrazio di cuore.
Non scusarti Nando, ogni interpretazione ha valore, così una poesia diventa d’anima e in possesso di chiunque voglia farla sua. in realtà ho cercato di personificare quel "vuoto di memoria",come spesso mi capita di fare con le cose, ma non so quanto qui mi sia ben riuscito :))

 Nando - 10/01/2014 14:39:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Chiedo scusa, ma quando si va di corsa, si dimentica sempre qualche parola per strada.
Perché dico magistrale? perché nella mia ipotesi interpretativa (fosse errata non muterebbe comunque il giudizio estetico), al centro della scena c’è una persona malata di Alzheimer, una persona che abbiamo amato e con la quale sima anche diventati grandi, ad esempio un fratello amato e da cui siamo stati amati: "il nostro cielo", che ora vediamo "lontanissimo" nel buio della memoria che lo ha inghiottito; è questa lettura che trovo stupendamente poetizzata in questi primi versi e che raggiunge la bellezza sintetica di una formula come quella della relatività Si poteva dire la stessa realtà in modo migliore?
Ma se ho sbagliato tutto, chiedo scusa

 Nando - 10/01/2014 14:28:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

"- mi rincresce vedere il cielo/o attirarti a me vuoto di memoria/
come fossi terra tra gli spini -".

Senz’altro una tra le tue più belle e una tra le più belle, Teresa; in modo magistrale descrivi in questi primi versi dell’interno di un’intensa relazione affettiva (sia una madre, un padre, un fratello o chiunque altro e non necessariamente in confini autobiografici)lo sgomento e il dolore della separazione, che può essere l’allontanamento volontario dell’altro o, più probabilmente nel testo, gli effetti devastanti della malattia che colpisce l’identità.
Quale che sia l’interpretazione più vicina all’idea originaria o anche ne fossi totalmente lontano, rimane una poesia stupenda, che dice ancora quanto tu sia cresciuta poeticamente dalle mie prime letture delle tue poesie.

Un caro saluto

  Cristina Bizzarri - 10/01/2014 13:50:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Ho letto Amina. Ora leggo te. Non faccio paragoni, nessuno è paragonabile. Solo, penso e sorrido. Penso che ci sono poesie che, come certi personaggi di romanzi o della letteratura universale, sono fatte di carne e di sogni. Abitano tra di noi. Una poesia tra le più belle, e sentite, che ho letto.

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